GIULIO CASALE proposta spettacoli

Polli di allevamento

con Giulio Casale
di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
arrangiamenti musicali di Franco Battiato e Giusto Pio
direttore di scena Simone Rota
in collaborazione con la Fondazione Giorgio Gaber

continua a leggere

«Cari cari polli di allevamento / coi vostri stivaletti gialli e le vostre canzoni / cari cari polli di allevamento /nutriti a colpi di musica e di rivoluzioni…». Inizia così Cari polli d’allevamento, il brano che dava il titolo al celebre spettacolo del 1978 di Giorgio Gaber e Sandro Luporini. Oggi lo spettacolo, omaggio al teatro canzone di Gaber-Luporini, torna in scena in un riallestimento molto fedele all’originale grazie a Giulio Casale, che ne ha curato anche la regia. Le musiche originali sono arrangiate da Franco Battiato e Giusto Pio.«C’è qualcosa di dirompente nei contenuti di Polli di allevamento che lo confermano non solo attuale ma addirittura necessario anche ora, quasi trent’anni dopo, dice Giulio Casale. Mai come oggi, infatti, la sistematica denuncia dell’ipocrisia dominante, un tema forte nella produzione gaberiana, esplode in tutta la sua necessità: «Mi sembra che questo spettacolo – conclude Casale – sia il più drammatico e il più attuale dei lavori di Gaber, per il livello minimo di coscienza a cui siamo arrivati di questi tempi».

Caro Giorgio, ti scrivo oggi, via da ogni ricorrenza, fuori da ogni celebrazione, con te che sei ancora qui a simboleggiare l’ultimo intellettuale viscerale, l’ultimo anticonformista integrale, l’ultimo agguato alle nostre coscienze assopite, ai “nostri sogni rattrappiti”. (…) Infine spero vorrai perdonare questo mio ardire, assieme a quello dei molti che cercarono e cercheranno di ridare in scrittura l’uno e il molteplice che sei: autore, compositore, interprete, attore comico e drammatico, regista, datore di luci, organizzatore, direttore artistico e… finalmente uomo. L’uomo che cercava un uomo, una specie di Diogene, il cui avvento ancora non si dava, né s’intuiva. Certo, se ci fosse un uomo, ti avrebbe amato in quanto tale, compagno di viaggio verso il vero. (…)
(Giulio Casale)

Questo l’incipit di ‘Se ci fosse un uomo – gli anni affollati del signor Gaber’ (Editrice Arcana – Collana “Songbook” – Giugno 2006), con cui l’autore, Giulio Casale, esamina in modo critico e forma epistolare il percorso artistico di Giorgio Gaber attraverso le pubblicazioni discografiche dal “Il Signor G” del 1970 fino a “Io non mi sento italiano” del 2003.
Grande conoscitore di Gaber, dunque, Giulio Casale con Polli di allevamento, uno spettacolo a firma Gaber-Luporini, originariamente in scena durante la stagione teatrale 1978/79, poi riproposto da Casale stesso nei teatri di tutta Italia con oltre cento repliche negli anni 2006/2007/2008, riporta oggi sui palchi quell’ “amore di uomo che lo avrebbe amato in quanto tale”.
Un amore per Gaber che, attraverso il cosiddetto teatro-canzone di quest’ultimo, ha consentito al filosofo autore di prosa cantata Casale d’indagare e sperimentare sintesi innovative e originali che, mescolando senza posa e senza schemi monologo e canzone, sono oggi in grado d’interrogare le nostre coscienze e le nostre sensibilità estetiche, fungendo da stimolo a curiosità e conoscenza.
Approccio e metodo non nuovi nel lavoro di Casale, esegeta di razza che con linguaggi musicali e drammaturgici propri, oltre che con un profondo senso della poesia, perpetua la memoria di certi insuperati maestri, mai compiacente ma illuminandone verità e indicandone spazi di comprensione.
Con il suo Polli di allevamento Casale visita la memoria e le nostre emozioni in cui recupera Gaber senza alterazioni e mistificazioni, restituendocelo “corrente”, in un certo senso evoluto alla luce dell’autoralità del suo essere interprete, oltre che della gratitudine di allievo, ma soprattutto deprivato da qualunque graniticità del passato.
Gli spettacoli di Casale non sono mai semplici performance in teatro di un musicista e scrittore – se anche “costruttore di pensiero” e attore. Il livello di elaborazione di ogni sua esibizione, tanto più nel confronto con interpreti della stregua di Gaber, è il perfetto equilibrio di grandi complessità che sintetizzano un insieme di analisi, idee, teatralità, canto, movenze, pensiero, fedeltà, nuova esperienza, memoria, capacità di lettura, e di rilettura, amore e osservazione critica, il tutto eppure perfettamente reso al pubblico con la leggerezza della naturalezza.
Più che uno “spettacolo” semplicemente da guardare (attenendosi all’origine del termine, da =spectare), una “manifestazione”, ovvero un’epifania, da rivivere e serbare memori, con la quale scuotersi e sentire grazie a un artista poliedrico e intenso, Casale, che da una parte si riassume, dall’altra s’amplifica, nel difficile ma riuscitissimo intento di ‘continuare a essere irriconoscibili al potere’, per citare Pasolini, emulando e ancora rinnovando Gaber negli occhi di chi ancora voglia conoscerlo.

chiudi lettura

In direzione ostinata e contraria

Giulio Casale canta e racconta Fabrizio De André

continua a leggere

In Direzione ostinata e contraria è uno spettacolo scritto e interpretato da Giulio Casale.
In novanta minuti si ripercorre la carriera di Fabrizio De André.
Giulio Casale, attore teatrale e cantautore, racconta il percorso artistico del poeta e cantautore genovese.
Alla narrazione si alternano le interpretazioni del repertorio di Faber personalizzate con rispetto, personalità ed eclettismo.
L’omaggio a Faber si snoda sul filo dei ricordi e delle canzoni, grazie a un protagonista della musica d’autore italiana che ha vissuto fino in fondo la sua arte. La voce di Casale ripercorre in modo inimitabile alcuni tra i brani più significativi del “canzoniere” di uno dei più grandi cantautori italiani. Una serata unica per chiunque ami la musica e la poesia.
La narrazione procede quasi sempre in senso cronologico; si passa in rassegna l’intera produzione
discografica d’andreana, una storia lunga più di 40 anni, dal 1958 alla sua morte, ma non mancano le sorprese per chi ascolta.
Filmati originali, estratti audio, foto rare, canzoni dal vivo e su base: il racconto elude la glorificazione e va a fotografare gli snodi dell’artista, uno dei più importanti del Novecento italiano.
«De André è una sorta di bussola valoriale. Per me bambino “Geordie” era il manifesto di ogni battaglia contro la pena di morte ovunque nel mondo. Da lì in poi, prostitute, tossicodipendenti, matti, il bestiario è perfetto. E tutti sono salvati dall’occhio di Fabrizio, con grande pietas». (Giulio Casale).

chiudi lettura

Lettere da lontano

di e con Giulio Casale

Lettera da seguire le parole con l’indice di una mano – E. Jannacci –

“Dov’eri tu il 9 Marzo 2020?”

Con questa domanda Giulio Casale inizia il suo nuovo spettacolo di Teatro Canzone, LETTERE DA LONTANO, titolo ispirato a una delle ultime canzoni di Enzo Jannacci.

continua a leggere

Nato nei lunghi mesi del lockdown, il percorso narrativo proposto attinge alle memorie culturali di Casale stesso, creando un collage di passi letterari e brani musicali che hanno la forza d’interrogare il nostro tempo, questo tempo inedito che stiamo tutti sperimentando. L’artista inanella canzoni altrui (Battiato, Gaber, Benvegnù) e canzoni scritte di suo pugno, inserendo monologhi inframmezzati a letture di autori diversi (tra gli altri Brodskij, Pasolini, Houellebecq), dando vita così a uno spettacolo in crescendo e unico nel suo genere, tutto da ascoltare. Si tratta di riflessioni talvolta interiori, talvolta più chiaramente sociali, che partendo da pagine del passato (quelle “lettere da lontano”) riescono ad impattare il presente, per ritrovare infine un possibile slancio verso il futuro. La scena, che consta solo di un simbolico baule, diventa luogo di approfondimento e anche di dialogo su ciò che ci resta dopo quasi due anni di pandemia.

E tutto questo non senza ironia: lo sguardo di Giulio sulla realtà è sempre sorprendente, talvolta serio, talvolta sorridente o trasognato, sempre comunque a fuoco e tagliente.

“Abbiamo tutti sperimentato un senso di lontananza, tutti per un po’ tagliati fuori dagli affetti come pure da passioni e necessità individuali. Adesso che sappiamo bene quanto sia doloroso star distanti anche solo un metro, adesso forse potremmo farcene qualcosa di questa pena condivisa, e ritrovare così un senso collettivo dell’esserci.”

Giulio Casale torna dunque sui palchi d’Italia con un nuovo titolo di Teatro Canzone: LETTERE DA LONTANO.

Dotato di una voce ricca di sfumature e notevole presenza scenica, Casale ha già una lunga tradizione di spettacoli condotti in totale solitudine, nei quali la parola letta o recitata assume lo stesso peso di quella cantata, creando così una sintesi riuscita tra musica e teatro. Il teatro, ricordiamo, è uno degli ambiti in cui l’artista ha avuto maggiore successo, e apprezzamento sempre unanime.

LETTERE DA LONTANO è spettacolo che è già stato definito “necessario” e quanto mai attuale, nel momento in cui nel mondo intero si dibatte in vista della cosiddetta “ripartenza”.

chiudi lettura